Microstorie del progetto Daara (Dipartimento di Malem Hodar – Senegal).
Raggiungere Ndioum è lasciare alle spalle la strada asfaltata, da Malem Hodar, continuando sul rosso sterrato tra le foreste di baobab, i giganti silenziosi della brousse. La vita a Ndioum è polvere rossa, elettricità poca, un mercato settimanale, un pozzo, una moschea, un dispensario e due scuole: una coranica (daara) ed una franco-arabe. A vederla dall’alto Ndioum sarebbe la chioma del grande baobab sacro e tutto attorno i funghi dei tetti delle capanne. Forse si scorgerebbero, come formiche operose, le sagome dei tanti bambini che corrono giocano tra i cortili. Bambini che spesso diventano adulti velocemente, perché la scuola ha dei costi di tempo, di impegno e di materiale, diventando insostenibile per le famiglie.
Negli stessi cortili spesso non mancano le capre, quelle che i nomadi Peul vendono al mercato, quelle che durante il Tabaski (festa del sacrificio) diventano bene primario per i festeggiamenti e per la comunità. A scuola, tuttavia, le capre non sono ben viste: quante volte sono state associate ad un alunno negligente o che faticava a comprendere la materia di studio? E quanti asini sono stati altrettanto coinvolti in questo tipo di discriminazione? Tra gli intenti del progetto daara vi è anche quello di mettere in discussione queste visioni.
Con i fondi del 5×1000, Cim Onlus dona ai bambini di Ndioum e alle loro famiglie una capretta, destinata ad accompagnare il percorso scolastico degli studenti più vulnerabili. La capretta viene allevata, fornisce il latte per il tchakry (yogurt di capra con miglio) e un giorno potrà essere rivenduta, come investimento per comprare il materiale didattico e pagare le iscrizioni scolastiche. Non solo quindi, la capra non può essere comparata ad un “cattivo” studente, ma diventa fonte di conoscenza e di sostentamento. Attraverso questo dono si impara infatti l’arte della cura, la pazienza e la dedizione nel coltivare sogni e speranze.